DANTE ALIGHIERI
L'Inferno è la prima delle tre cantiche di cui è composta la Divina Commedia. L'opera è formata da 3 cantiche, ciascuna per ogni regno dell'oltretomba, ed ogni cantica presenta 33 canti, ad eccezione dell'Inferno che ne ha 34, ed ogni canto, a sua volta, è suddiviso in
terzine e la loro rima è
incatenata.
Secondo la concezione geografica dantesca, basata su varie fonti euro-mediterranee (di origine cristiana, ebraica e islamica), il mondo è diviso in due distinti emisferi: l'uno interamente formato dalle terre emerse e l'altro completamente coperto dalle acque. In base al
sistema tolemaico, la Terra si trova al centro dell'universo ed il Sole e gli altri pianeti ruotano intorno ad essa.
Quando, all'inizio dei tempi, Lucifero si ribellò a Dio, egli lo fece precipitare sulla Terra dal Paradiso che si trova in cielo oltre il sistema di rotazione geocentrico. Nel punto in cui cadde, il terreno presente, si ritrasse per il terrore del contatto con il demonio, creando così l'enorme cavità ad imbuto che forma l'Inferno. La porzione di terra ritratta, riemerse nell'emisfero coperto dalle acque e formò la Montagna del Purgatorio che si erge in mezzo all'immenso mare dell'emisfero opposto.
Lucifero è quindi conficcato al centro della Terra, nel punto più lontano da Dio, immerso fino al busto nel lago sotterraneo Cocito, il quale è perennemente congelato a causa del vento freddo prodotto dal continuo movimento delle sue sei ali. Dal centro della Terra, a partire dai piedi di Lucifero, inizia un lungo corridoio – detto Burella (o
natural burella) – che conduce all'altro emisfero, direttamente alla Montagna del Purgatorio.
L'Inferno è, dunque, una profonda struttura ad imbuto che raggiunge il centro della Terra. È composta da nove cerchi. Dante e Virgilio infatti percorrono il loro cammino girando lungo i cerchi che pian piano si spingono a spirale giù in profondità. Man mano che si scende, i cerchi si restringono; infatti minore è il numero dei peccatori puniti nei cerchi che via via sono più lontani dalla superficie. I cerchi più grandi si trovano più in alto perché più diffuso è il peccato che ivi è punito e maggiore è il numero dei peccatori condannati. Più si scende, più si è lontani da Dio e maggiore è la gravità del peccato.
L'ordinamento delle pene, come dice
Virgilio nel
canto XI, è riferibile all'
Etica Nicomachea di
Aristotele rivista dalla teologia tomista medievale, e poggia sull'uso della ragione. La scelta delle pene segue la
legge del contrappasso (che colpisce i peccatori attraverso una punizione che è in opposizione alla loro colpa o in analogia ad essa).
La
summa divisio del concetto di peccato è rappresentata, come detto, dalla Ragione. Tralasciando l'Antinferno e il Limbo, i cerchi dal secondo al quinto vedono punite le anime dannate di coloro che in vita, commisero peccato di Incontinenza. Vale a dire che la loro Ragione, il senno, ha ceduto di fronte agli istinti primordiali e alle pulsioni, la Mente non ha saputo dominare il corpo e non ha resistito alle tentazioni. I peccati di Incontinenza corrispondono ai sette Vizi Capitali, anche se la superbia e l'invidia non trovano una collocazione precisa ed autonoma all'interno dei cerchi.
Separano il quinto cerchio dal sesto, le mura della Città di Dite (abbreviazione latina con cui si indicava il Dio degli Inferi Plutone). Al di là delle Mura si trovano i peccatori che hanno commesso la colpa più grave: i fraudolenti non hanno perso la Ragione, bensì l'hanno sapientemente usata per commettere il male. La loro è una scelta consapevole e malvagia. Il loro intelletto è stato posto al servizio del male per costruire scientemente un'azione peccaminosa.
Lucifero è l'origine di ogni male. Egli maciulla con le sue tre fauci dei suoi tre volti i corpi di
Giuda,
Bruto e
Cassio. Secondo la teoria dei Due Soli, vale a dire il Papato e l'Impero, che erano i due Poteri dominanti, i tre peccatori rappresentano i traditori dei fondatori di tali due poteri.
Giuda è il traditore di Cristo fondatore del potere papale, mentre Bruto e Cassio sono i traditori di Cesare, che nella medievale concezione dantesca veniva indicato come il fondatore del potere imperiale e quindi del potere laico e politico in generale. La pena di Cassio e Bruto, traditori della Maestà Terrena, è quella di essere stritolati dal Diavolo nella metà inferiore del corpo nelle fauci (sono quindi stritolati le gambe e la parte bassa del ventre). Giuda, invece, traditore della Maestà Divina, è stritolato alla parte superiore (è quindi stritolato l'intero corpo, tranne le gambe). Dopo l'ultima parte dell'Inferno si estende la burella, un corridoio lungo e stretto che attraversa le viscere dell'emisfero australe e arriva fino al
Purgatorio.
PURGATORIO
Il Purgatorio dantesco è diviso in
Antipurgatorio, Purgatorio e
Paradiso terrestre.
La struttura morale del Purgatorio segue la classificazione tomistica dei vizi dell'amore mal diretto, e non fa più riferimento a singole colpe. Esso è suddiviso in sette cornici, nelle quali si espiano i
sette peccati capitali:
superbia,
invidia,
ira,
accidia,
avarizia,
gola,
lussuria.
A questa fanno da cornice, in apertura, l'
Antipurgatorio, e in chiusura il
Paradiso terrestre. Costruito specularmente all'
Inferno, inteso quindi non più come voragine ma come montagna, anche l'ordine dei peccati risulta capovolto: il cammino di
Dante è infatti dal peccato più grave a quello più lieve (ancora una volta la lussuria, ovvero l'amore che eccede nella misura).
Ogni cornice ha un custode
angelico, e precisamente gli angeli dell'umiltà, della misericordia, della mansuetudine, della sollecitudine, della giustizia, dell'astinenza e della castità; in ogni cornice, inoltre, gli espianti hanno sotto gli occhi esempi del loro vizio punito e della virtù opposta. Giunto alle soglie del Paradiso terrestre,
Virgilio deve abbandonare il poeta; alla guida di Dante si pone il poeta latino
Stazio, che lo condurrà nel giardino celeste, dove lo accoglierà
Matelda, a sua volta anticipazione dell'apparizione di
Beatrice.
Le anime del Purgatorio sono già salve, ma prima di arrivare al Paradiso, per espiare i propri peccati, devono salire il monte come facevano ai tempi di Dante i pellegrini che per far penitenza partivano per
Roma o per
Santiago de Compostela. Ogni anima deve dunque percorrere tutto il cammino e purificarsi in ogni cornice del peccato corrispondente; ma per facilitare l'incontro con determinati personaggi, il poeta li colloca nella cornice propria del loro peccato più rilevante.
Il Purgatorio ha la funzione specifica di
espiazione,
riflessione e
pentimento, ed è solo attraverso il cammino, quindi il pellegrinaggio verso
Dio, che l'anima può aspirare alla redenzione. Questo vale anche per Dante, che all'inizio ha incise sulla fronte sette P, simbolo dei sette
peccati capitali; alla fine di ciascuna cornice l'ala dell'angelo guardiano cancella la P indicando così che quella specifica espiazione è compiuta.
PARADISO
Mentre l'
Inferno ed il
Purgatorio sono luoghi presenti sulla
terra, il
Paradiso è un mondo immateriale, etereo, diviso in nove cieli: i primi sette prendono il nome dai corpi celesti del
sistema solare (nell'ordine
Luna,
Mercurio,
Venere,
Sole,
Marte,
Giove,
Saturno), gli ultimi due sono costituiti dalla sfera delle
stelle fisse e dal
Primo mobile.
Il tutto è contenuto nell'
Empireo. Il rapporto tra
Dante e i beati è molto diverso rispetto a quello che il poeta ha intrattenuto coi dannati ed i penitenti: tutte le anime del Paradiso, infatti, risiedono nell'Empireo, e precisamente nel catino della
Candida Rosa (o Rosa Mistica) dal quale essi contemplano direttamente
Dio; tuttavia, per rendere più comprensibile al viaggiatore l'esperienza dal Paradiso, le figure gli appaiono di cielo in cielo, in una precisa corrispondenza astrologica tra la qualità di ogni pianeta e il tipo di esperienza spirituale compiuta dal personaggio descritto: così, nel cielo di Venere appaiono gli
spiriti amanti, e in quello di Saturno gli spiriti contemplativi e via dicendo.
All'ingresso nel
Paradiso terrestre,
Virgilio, che secondo l'
interpretazione figurale rappresenta la Ragione, (scompare già al XXX canto del Purgatorio), ed al suo posto compare
Beatrice, raffigurante la Teologia. Ciò simboleggia l'impossibilità per l'uomo di giungere a Dio per il solo mezzo della
ragione umana: sono necessari uno scarto intuitivo e un diverso livello di "ragione divina" (ossia di verità illuminata), rappresentati appunto dall'accompagnatrice. Successivamente, a Dante si affiancherà una nuova guida: Beatrice lascia maggiore spazio a
Bernardo di Chiaravalle, pur restando presente e pregando per il poeta nel momento dell'invocazione finale del santo alla
Madonna.
Nello scandire i tempi del viaggio attraverso il Paradiso, Dante ha presente lo schema dell'
Itinerario della mente in Dio di
San Bonaventura, che prevedeva
platonicamente tre gradi di apprendimento: l'
Extra nos, ovvero l'esperienza dei sette cieli, corrispondente alla conoscenza sensibile della teoria platonica; l'
Intra nos, o l'esperienza delle stelle fisse, corrispondente alla visione immaginativa; il
Supra nos, o l'esperienza dell'Empireo, corrispondente alla conoscenza intellettuale. In questa scansione sono tuttavia presenti anche elementi di carattere
scolastico-
aristotelico (vita mondana, attiva e contemplativa), e
agostiniano (la vita attiva secondo la
Scientia, e la vita contemplativa secondo la
Sapientia).